Che a volte abbia bisogno di diversi giorni per ragionare su un avvenimento particolare, non è un mistero.
Fa parte di me.
Come il mio modo di ...venire. Di percepire il suo calore. Di far scaturire un brivido che sappiamo che si trasformerà inevitabilmente in qualcosa di estremamente osceno.
Quindi non credo sorprenderà, se dopo più di una settimana, mi dedico a qualcosa che è successo durante una tranquilla sera a casa. Una sera così uguale alle altre da poter essere considerata noiosa, se non fosse che non riesco ad annoiarmi con lui, mai.
Eppure non è importante questo, fin quando ciò che accade è solo nostro, e allora lo diviene per forza , importante, almeno per me. Per l'esattezza... si è trattato di... farlo guardare. Volevo vederlo, quindi...prima ho mostrato.
Gli ho lasciato il beneficio di scoprire come e dove danzano le mie dita quando il pensiero di lui si fa insopportabile.
Talmente grande, da chiamarlo nel silenzio della camera da letto, nella speranza che risponda, e invece c'è solo l'eco del mio corpo a ricordare che in fondo, lui è sempre con me.
E non è certo un'eccezione alla regola essere bagnata tanto da non poter indossare nulla, almeno fin quando non sarà passata. Solo spogliarsi di un indumento tanto minuscolo, per quel motivo mi ...
Era questo, che volevo che vedesse...quanto il desiderio possa spingermi verso di lui, nella bramosia della sua bocca sui miei seni, fra le cosce. Del palmo della sua mano, che si struscia delicato, che sembra voler raccogliere ogni goccia che solo il suo sguardo sa far scaturire. Del suo corpo sul mio come la distesa di un prato sulla terra, o sotto di me come la marea sotto un'imbarcazione alla deriva...o attorno,sempre, come l'aria che respiro e mi fa vivere.
Non posso essere così nuda davanti a lui, eppure lo sono anche quando lui non è presente. Perché per quanto io possa essere vestita, basta uno dei suoi sguardi per farmi capire che mi vede, nonostante tutti gli strati che ho indosso. E' come se avesse il potere di catturarmi il respiro, e muoverlo per non farmi morire asfissiata. E nella fulminea reminiscenza che impronta i suoi occhi nei miei, avvolti da un'ombra passeggera e da un velo di gelo, accade, ancora, e ancora.
Fa paura , un po' , questo.
Non dovrebbe essere così... profondo. Non al punto che sono stata disposta a dargli la visione di quello che ho fatto, sul tavolino del salotto, davanti a lui. E l'unica cosa che gli ho chiesto, è stata di non toccarsi neppure con un dito, di non farsi male.
Quel male che è salvezza. Quel male che è vita. Quel male che è passione. Ed i suoi occhi, nell'immobilità del suo corpo, erano come se fossero posati sul cielo. La notte stessa mi osservava con i laghi sospesi ed incastonati nel suo viso. Non ha mosso un muscolo, ed in quel momento ho saputo che lui sarebbe anche potuto morire, in quel frangente, e non me lo avrebbe detto.
Magari me ne sarei accorta solo dopo... molto dopo. Magari ci avrei fatto pure l'amore con il suo corpo freddo, perché tanto immobile e imperturbabile, lo avrei amato fino a svenire di stanchezza, fra le sue membra inermi.
Ora mi rendo conto, che potrei volerlo anche in mezzo alla neve, al freddo. Perché in fin dei conti non ho mai scoperto un gelo maggiore dei suoi occhi implacabili su di me.
Ed allora ho dovuto non vederlo. Invisibile alla percezione, l'ho amato con tutta me stessa nel canto della carne che si è scoperta per lui, affinché potesse ammirare quello che succede, quando è il desiderio ad annebbiarmi l'intelletto.
Se solo avesse potuto abbracciarmi, se solo avesse potuto...forse avrei pianto. Ed è stato un bene non sia avvenuto. Però mi ha fatto male, mi sono sentita l'anima bruciare e consumarsi, ed in un istante, tutto era cenere. Umida, dal profumo di me. Ma cenere.
Solo che da questa cenere, si è sollevata poi l'anima immortale della Fenice, come prevedibile. Crudele, risvegliata dalle fauci della bestia che si tiene dentro, è stata richiamata, per diventare l'uomo che ruggisce per arrivare al termine di una tortura meravigliosa.
Quando ripenso all'istante in cui il mondo si è mosso, ho tutta una serie di immagini che mi travolgono...come la sua bocca insanguinata...a fatica mi sono trattenuta dal baciarla , delirante. La sua lingua....oddio... sentirla addosso anche solo guardandola, è una via crucis da cui spero di non uscire mai indenne. Le sue mani...sapevano dove toccare, cosa fare, come tenere, stringere, accarezzare...l'ho guardato nel buio della mia assenza, invisibile come i fantasmi che si porta dietro, nascosta dietro la porta della coscienza. E mi ha mostrato tutto... ho amato ogni pulsare delle vene sulle braccia, sul suo corpo teso nello sforzo di morire davanti ai miei occhi. Il respiro che mancava, la sua voce che mi cercava... si può amare il vento, se questo è nascosto nel suo fiato, se nasce dal suo petto. Vorrei lui avesse visto la meraviglia indescrivibile che mi ha dedicato. Era come se uno scultore avesse creato l'opera definitiva di cui si sarebbe innamorato ... ed io ero come l'artista , che trova piacere nell'amplesso visivo della perfezione, delle ombre create dalla curva di un colpo ben assestato, del respiro catturato nel sollevarsi della pelle... della forza contenuta a malapena dal membro gonfio di voluttà indecente eppure immensamente devota... a me.
Mi ama davvero?
Non capisco perché questa considerazione mi faccia così male. Forse perché non riesco a dimostrarglielo, come riesce lui. Eppure, se ora sentisse cosa provo, nel ricordare ogni istante di quella sera, non avrebbe dubbi su cosa riesce a suscitarmi.
E questi sono solo pensieri.
Lo amo al punto di poter stare immobile per godere del suo piacere? Io non riesco bene come lui... io ho... trattenuto, ma con fatica... le mie mani hanno cercato un appiglio, così come il mio respiro. Non c'è modo, io non sono immobile come il cielo. Non riesco davanti al mio spettacolo personale. Non posso davanti lo splendore della creazione insita in lui.
Dovrei imparare a controllarmi di più, ma ho quasi paura che facendolo, lo priverei di qualcosa di me che è fondamentale... forse mi ama perché non sono come lui, in certi frangenti.
O forse lo sono e non me ne accorgo?No, impossibile.
Se fossi come lui non mi scioglierei ogni volta che fa nevicare per me. Che squarcia il cielo, e mi mostra cosa c'è oltre il visibile.
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