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sabato 11 agosto 2018

Straccetti accartocciati di poesia

Mi è capitato sottomano un vecchio blog che scrissi quando avevo ancora speranza nelle mie velleità artistiche (che ad oggi posso asserire essere veramente presuntuose aspirazioni). Non che fosse malaccio, nel senso...è di qualche anno fa, e nacque prima di tante idee, per il desiderio di esprimermi e di "creare" una dimensione comoda in cui trovarmi a mio agio, giochicchiando con le parole e le immagini fantastiche che disegnavo nel silenzio accomodante dei miei pensieri solitari e dolcissimi.

All'epoca mi sentivo fuori posto come non mai, con l'anima informe e il cuore gonfio di aspettative sul futuro, nell'attesa di un angelo nero che venisse e mi salvasse lanciandomi e trattenendomi con sé nella più cupa delle ombre.
Non so perché ho sempre sostenuto intimamente che il mio posto fosse accanto ad un Demone Perduto, ma l'idea mi è sempre sembrata fortemente romantica, e la cosa assurda è che non avevo aspirazioni salvifiche nei confronti di questo, né di redenzione, speravo anzi di attendere fortemente che Lui mi conducesse con sé dove la notte è più profonda e nascosta, e lì perdermi in un abbraccio eterno, perfettamente inabissato nel cuore più profondo e reciproco delle nostre anime.

Desideravo dedicarmi solo ad Esso, ingannando il tempo nell' attesa che giungesse famelico , e che trovasse in me la perfezione dei suoi desideri, sperando di saziarlo di me e di affamarlo, eternamente. Il che è sciocco. Desiderare di essere un Desiderio.
Lo volevo tantissimo, così tanto che tutti i giochi fantastici, compagni dei miei pomeriggi solitari e perfetti, alla fine terminavano sempre con supplizi dolcissimi che mi colmavano il cuore di attesa, e la carne di voluttuosa tensione. Lo aspettavo, sapendo che sarebbe giunto, non so quando, forse un tempo vicino o molto lontano, ma mi sono sempre sentita come...a lui designata, come una sposa, promessa.

Mi vergogno un po' di questa visione così romantica ma forse non poetica dell'amore perfetto per me.  Sembro una di quelle ragazzine Goth che imperversano sui social e piacciono tanto a tutti, o quelle che riescono ad indossare lacci neri e latex con la stessa audacia e disinvoltura che a me non è mai appartenuta ma che ammiro tantissimo e che le fa apparire seducenti e sicure di sé, eppure in realtà non mi sento niente di tutto questo.

A modo mio, celo una certa sicurezza, che però affiora a periodi alterni, dividendosi assieme alle mie incertezze il tempo che passa e in cui mi sformo e mi riformo diversa o la stessa più arzigogolata. Ricordo un ragazzo che aveva l'aspettativa fortissima che saremmo finiti a letto e avremmo portato avanti una relazione libera e aperta (che ovviamente vedeva lui libero e aperto e me libera e aperta me dedicata a lui completamente), che aveva però il pregio di farmi porre delle domande esistenziali, anche se non so se ne fosse consapevole.

Fatto sta che è riuscito a darmi l'incipit per focalizzare quei pensieri che avevo soffocato da tempo, come se il sogno del mio Angelo Cupo fosse qualcosa di adolescenziale e non dovesse più appartenermi, e che invece ora risalivano la foce della mia coscienza con molta più consapevolezza , più potente che mai. In fondo era quello che volevo, e non una banale relazione in cui scambiarsi effimere affettuosità temporanee e scopare come non esistesse un domani solo per dire "abbiamo fottuto alla grande".
Ho esitato prima di capirlo, indugiando sul fatto che benché all'epoca fossi impegnata con una storia quasi seria (forse era seria ma era vuota) , sentivo il mio cuore privo di colore e calore, ma in attesa di venire colmato, come una diga che sta solo aspettando di scaraventarsi con la sua violenta potenza sull'avvenire che non avevo il coraggio di delineare.
Dentro di me stava avvenendo una trasformazione, e non credo che quel ragazzo (come quello con cui mi accompagnavo all'epoca) ne fosse davvero consapevole.

Mi stavo preparando ad accogliere l'esito dei miei desideri, espressi ogni stella cadente scivolata sui miei occhi nelle lunghe notti d'inverno, gioendo in quelle d'estate. Era tutto lì, a portata di cuore.


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